Rete Rosa torna ad illuminare le gabbie della violenza contro le donne. Dopo aver raccontato la violenza come gabbia e il passaggio di testimone di padre in figlio, quest’anno prendono parola i familiari. L’intento è quello di portare alla luce il dolore e il trauma di chi resta dopo un femminicidio: figli, genitori, fratelli, amici che vivono un lutto incomprensibile, spesso da soli. Una sollecitazione a non dimenticare, perché ricordare significa riportare al cuore, al cuore della collettività.
All’evento di piazza seguirà un momento di riflessione all’interno del Palazzo Comunale: un incontro pensato come occasione di approfondimento e ripensamento circa le testimonianze dei sopravvissuti raccolte durante il flash mob. Proprio in nome di una pietas rinnovata e condivisa, ci si confronterà su come riconoscerci agenti di cambiamento, capaci di promuovere cura contro i traumi che la violenza di genere produce nel contesto allargato della collettività.
È un appello alla responsabilità collettiva, perché solo una società che si prende cura dei suoi sopravvissuti può davvero dire di voler spezzare la catena della violenza.
Pietà per chi resta: uomini e donne uniti si fanno comunità contro l’oblio, per i diritti di chi sopravvive alla violenza.
Ad accompagnare l'evento ci saranno Michela Prando e Damiano Rizzi.